Non capita tutti i giorni di
leggere un romanzo storico e rimanere affascinati dai particolari, più ancora
che dalla trama. Quello che distingue “Nunc est bibendum” di Stefano Mariano
Mazza da tanti altri romanzi ambientati nella Roma imperiale è proprio l’attenzione
alle cose minime.
Chi è appassionato di storia romana sa bene che la vita quotidiana di duemila anni fa era molto diversa da quella di oggi. Spostarsi, comunicare, nutrirsi… bere. Tutto era differente. L’autore è riuscito a ambientare l’azione drammatica in maniera minuziosa e lieve allo stesso tempo. Tutto è controllato scrupolosamente, ma senza pedanteria. “Nunc est bibendum” è un romanzo a tema. L’intenzione dell’autore è evidente e dichiarata: appassionato non meno di enologia che di storia egli intende porre l’accento sulle uve, sui vini, sul cibo che il “nettare degli dei” accompagnava. Ma l’intreccio è godibile anche per chi di uve e di vino non a nulla.
Volendo usare un linguaggio trito, si potrebbe parlare di “grande affresco” dell’alta società nella Roma augustea. Qui però della statica sbiaditezza dell’affresco non c’è alcuna traccia.
Chi è appassionato di storia romana sa bene che la vita quotidiana di duemila anni fa era molto diversa da quella di oggi. Spostarsi, comunicare, nutrirsi… bere. Tutto era differente. L’autore è riuscito a ambientare l’azione drammatica in maniera minuziosa e lieve allo stesso tempo. Tutto è controllato scrupolosamente, ma senza pedanteria. “Nunc est bibendum” è un romanzo a tema. L’intenzione dell’autore è evidente e dichiarata: appassionato non meno di enologia che di storia egli intende porre l’accento sulle uve, sui vini, sul cibo che il “nettare degli dei” accompagnava. Ma l’intreccio è godibile anche per chi di uve e di vino non a nulla.
Volendo usare un linguaggio trito, si potrebbe parlare di “grande affresco” dell’alta società nella Roma augustea. Qui però della statica sbiaditezza dell’affresco non c’è alcuna traccia.
Protagoniste sono due donne. E che
donne! Di Livia, personaggio realmente esistito, Mazza interpreta le
descrizioni dei grandi storici. Ma della sua ancella e poi liberta imperiale
Galeria, inventa tutto, immaginando una figura femminile talmente viva da farla
apparire a-cronistica, più che ana-cronistica. Galeria è letteralmente fuori
dal tempo, o dentro, se si vuole. La sua femminilità prescinde dal tempo
dell’azione e ne fa un personaggio archetipico: quello di una donna
determinata, capace di affrancarsi dalla sua condizione ancillare senza
rinunciare a nulla del proprio io: non ai suoi istinti più profondi, non alla
passione per Macriano Stazio, non all’intimità con la sua antica padrona.
Seguire le vicende della sua vita equivale a ripercorrere, senza rendersene
immediatamente conto, la nascita e l’affermarsi dell’Impero. Nelle scene dei
banchetti, in particolare, ritroviamo i protagonisti della Storia romana come tolti
dal gesso delle loro immagini codificate. Lo scrupolo con cui ogni personaggio
è collocato esattamente nella fase della vita che attraversava quel giorno
rende meglio di ogni altro particolare il grande lavoro di ricerca che è alla
base del libro. Età, parentele, relazioni. Tutto è controllato e verificato
minuziosamente per offrire al lettore il piacere di leggere senza il sospetto
fastidioso dell’espediente letterario, del trucco. E lo stesso accade col vino.
Dove non soccorre l’evidenza documentale, ecco farsi avanti una “fantasia
cartesiana”, se così possiamo definirla: non sappiamo se le cose stavano
davvero così, ma sulla base di tutto ciò che sappiamo per certo, verosimilmente
le cose stavano così. Onestà intellettuale, deformazione professionale di un
ingegnere?
Mettiamola pure come vogliamo.
Fatto sta che parafrasando Orazio verrebbe da dire: “Nunc est legendum”.
Carlo Guarinoni
Economista e pubblicista
Nessun commento:
Posta un commento